
La Milano Fashion Week Primavera/Estate 2026 si è imposta come un’ode al cambiamento. Tra ritorni nostalgici e provocazioni contemporanee, le sfilate non sono state solo momenti estetici, ma riflessioni culturali sul desiderio, sul corpo e sul tempo. I protagonisti? I nomi storici del Made in Italy, ognuno con la propria visione di presente.
Alberta Ferretti apre con una sensualità quieta: toni neutri, chiffon e silhouette morbide segnano un passaggio verso l’introspezione stilistica. Nessun eccesso, ma una nuova idea di lusso intimo. In bilico tra romanticismo e concretezza.
Etro, sotto Marco De Vincenzo, danza su un patchwork bohémien: stampe dense, frange, pelle, denim, elementi rituali e sonori. È una spiritualità tessile che riporta l’abito alla narrazione.
N°21 firma una collezione pulita e fresca. Pizzi, macramé, volumi morbidi e sartoria ibridata con lo street: la femminilità è urbana, attiva, sofisticata senza ostentazione.
Missoni risponde con leggerezza strutturata: zigzag iconici applicati a blazer, mini shorts e trench estivi. La spiaggia incontra il citywear in una palette che sa di luce e corpo libero.
Emporio Armani omaggia il viaggio e la memoria. Kimono, tessuti naturali, colori della terra: è un diario visivo tra radici e nuove partenze. La moda come testimonianza, non solo immagine.
Roberto Cavalli, guidato da Fausto Puglisi, evoca Cleopatra con abiti dorati, denim iridescente e pizzi sensuali. Glamour teatrale, ma radicato: il desiderio diventa potere e corpo in scena.
Moschino diverte e riflette: Adrian Appiolaza trasforma oggetti comuni in moda surreale — vestiti giornale, scarpe-spazzola, crinoline decostruite. Dietro l’ironia, una critica gentile al presente.
The Attico continua la sua scalata glam. Pelle, trasparenze, metallo: la notte milanese si veste di audacia millennial. Il party look si fa linguaggio d’identità, non solo estetica.
Dolce & Gabbana conquista i titoli. Il tema è "PJ Obsession": lingerie, pigiami da giorno, piume, stampe feline. Ma il colpo di scena è l’apparizione di Miranda Priestly (Meryl Streep) e Nigel (Stanley Tucci) — in piena sfilata, per il sequel de Il Diavolo veste Prada. Un cortocircuito tra moda, cinema e cultura pop che trasforma il front row in palcoscenico globale.
Versace, sotto la nuova direzione creativa di Dario Vitale, sceglie la via dell’essenzialità sensuale. Linee scolpite, tagli netti e oro dosato con rigore definiscono una femminilità potente ma contenuta. Un nuovo linguaggio visivo che riscrive l’eredità di Versace in chiave minimalista e contemporanea.
MSGM, infine, rinnova la sua vocazione: colore, grafiche forti, ritmi urbani. La collezione è energia pura, uno sguardo diretto alla Gen Z — dinamica, ironica, consapevole.