
La Paris Fashion Week Spring/Summer 2026 si è chiusa lasciando un messaggio chiaro: la moda non cerca più solo di stupire, ma di comunicare. I designer non disegnano abiti, ma visioni.
Maison Margiela, con Glenn Martens, ha portato in passerella una couture mutante, dove i corpi si deformano, i materiali si stratificano, e ogni silhouette sembra frutto di una trasformazione biologica. È un’estetica che sfida la staticità, al confine tra passato e post-umano.
Alla maison Jean Paul Gaultier, Duran Lantink firma il suo debutto ufficiale come direttore creativo: tagli radicali, riciclo elevato a gesto politico, erotismo fluido e giocoso. Il suo è un Gaultier reinventato, che mantiene l’irriverenza originale ma la aggiorna con un pensiero consapevole e attuale.
Lacoste, sotto la direzione di Pelagia Kolotouros, continua la sua evoluzione con coerenza: il marchio sportivo si alleggerisce, si stratifica, si urbanizza. Polo reinventate, tessuti tecnici eleganti, volumi rilassati. Un minimalismo accessibile che convince per autenticità.
Più ruvida e cruda la visione di Ottolinger, che propone una femminilità rotta e potentissima, fatta di tagli improvvisi, materiali trattati, forme in continua tensione. Una collezione che riflette lo spirito di sopravvivenza delle nuove generazioni, tra instabilità e libertà.
Da Alexander McQueen, Seán McGirr prosegue il suo percorso personale, sempre più distante dalla cifra romantica e gotica del passato. La SS26 è dura, spigolosa, industriale: abiti come armature moderne, strutture rigide, materiali scolpiti. Una rilettura coraggiosa, ancora in fase di definizione, ma decisa nel suo rifiuto della nostalgia.
Coperni, infine, lascia da parte la spettacolarità e torna all’essenziale: design funzionale, linee nette, dettagli tech. Gli abiti parlano con il silenzio della forma, non con l’urlo del concetto. È un nuovo equilibrio, più maturo, dove tecnologia e desiderio si incontrano con intelligenza.
In attesa dell’arrivo delle collezioni Spring/Summer 2026, le proposte Fall/Winter 2025 sono già disponibili nelle nostre boutique e su michelefranzesemoda.com: abiti pensati per affrontare il presente, senza bisogno di sovrastrutture. Perché oggi la moda non è solo da vedere. È da vivere.